FOTO TRATTE DA UN FILMATO ALL'INAUGURAZIONE DEL MUSEO DI MARADONA A BUENOS AIRES

Particolare attenzione merita il quadro dedicato da Gaglione a Diego Armando Maradona.
È il 9 novembre 1986 e il Maestro - come narra lui stesso - si è chiuso nel suo studio a dipingere mentre ascolta la partita attraverso la radiolina.
Il Napoli fino ad allora non aveva ancora vinto nulla, mentre la Juventus era già al suo ventiduesimo titolo conquistato. Una partita difficile dunque.
Al 5’ i sogni del Maestro paiono infrangersi perché la rete del Napoli viene violata.
Ventitré minuti dopo, il pareggio e, solamente dopo altri sessanta secondi, la squadra partenopea passa in vantaggio.
Nel secondo tempo la vittoria definitiva per uno a tre.
Nessuno di quei gol è di Maradona, ma la gioia di Gaglione che vedeva, a ragione, nel calciatore argentino colui che sarebbe stato l’artefice della vittoria del Napoli, esplode ed inizia a dipingere.
Febbrilmente inizia a lavorare e, in poco tempo, termina “E fu festa - Omaggio a Diego Armando Maradona” e decide che quella tela va regalata al giocatore stesso.
Racconta Gaglione che, dopo aver preso un appuntamento tramite la segretaria, parte dalla Sicilia (in cui all’epoca risiedeva) alla volta del capoluogo campano.
L’appuntamento è fissato alla vigilia di una partita molto delicata, Napoli-Inter.
Gaglione e suo figlio arrivano dunque ai cancelli del campo Paradiso e qui vengono ricevuti dall’addetto stampa della Società che riferisce loro che, purtroppo, Maradona si trova in ospedale a causa di un infortunio e che non li avrebbe potuti incontrare.
Dice Gaglione in un’intervista a NapoliMagazine: “Io aspettai perché qualcosa mi diceva che Maradona sarebbe venuto. La mia attesa fu premiata perché Maradona arrivò […]”.
Di qui il passaggio del quadro al diretto interessato.
Nel 1991 dopo il noto episodio al termine di Napoli-Bari, Maradona lascia velocemente l’Italia.
E qui entra in gioco, per quanto riguarda il quadro, il suo preparatore atletico Fernando Signorini che, il 23 novembre 2020 telefonicamente da Buenos Aires, mi racconta che è toccato a lui svuotare le case italiane di Maradona ed inviare in Argentina con dei container tutti gli oggetti, mobili ed auto appartenenti al Pibe de Oro.
Maradona gli dà in dono il quadro e Signorini lo colloca nella sua abitazione a Lincoln, una città situata nella provincia della capitale argentina.
Qui, poi, le versioni si differenziano, in quanto Signorini mi narra di aver regalato, dopo anni, il quadro al Museo della Casa di Maradona de La Paternal in Calle Lascano 2257, per fa sì che tutti possano goderne la bellezza.
Alberto Pérez Martin, proprietario del Museo, in un’intervista rilasciata all’emittente televisivo argentina C5N, afferma invece che Signorini lo ha regalato al Boca Juniors che, a sua volta, anni dopo ha deciso di venderlo. Egli lo ha quindi trovato, acquistato e sistemato in bella mostra all’interno della casa-museo.
Qualunque sia la storia del quadro è comunque un’avventura di passioni e sentimenti che accomuna un cuore campano a tanti cuori argentini.

LOREDANA BIANCHI